La tredicesima edizione del festival Bari in Jazz si ripresenta anche quest’anno in versione metropolitana confermando l’importante novità che ha segnato due anni fa un passaggio nella storia della rassegna organizzata dall’associazione culturale Abusuan in collaborazione con l’associazione Murattiano.

Musica e territorio. Il festival si espande come un’onda sonora dal capoluogo pugliese fino ai comuni della città metropolitana che ospiteranno gli eventi musicali in programma: Bari, Acquaviva delle Fonti, Alberobello, Conversano, Gioia del Colle, Giovinazzo, Molfetta, Polignano a Mare, Turi ecc.

Tante performance live e altri eventi correlati capaci di attrarre un pubblico eterogeneo per interessi e gusti musicali, grazie ad un cartellone ricco di importanti presenze nazionali ed internazionali e talenti locali.

Bari in Jazz 2017, che fa parte dell’Apulia Jazz Network, la rete dei festival jazz di Puglia Sounds, si conferma quindi come un festival diffuso: dal 15 giugno al 29 luglio riempirà luoghi di pregio e piazze.

Buona musica!

www.bariinjazz.com

Baloji

15 giugno — 21:0023:00
Piazza D’Andrano – Gioia del Colle, BA

Baloji è un poeta, un compositore lirico, uno sceneggiatore, un attore, uno stilista  e un videomaker. Dopo l’uscita del suo album Hotel Impala (2008), la sua reinterpretazione nella lingua del Congo (Kinshasa Succursale, 2011) ha ricevuto 4 stelle dalla stampa mondiale (NYT, Guardian, El Pais, Les Inrocks..) e dopo oltre 200 concerti in giro per il mondo, Baloji è ritornato col nuovo EP.

La sua musica è un nuovo modo di interpretare la musica africana, cioè musiche tradizionali afroamericane (soul, funk, jazz) riscoperti attraverso la cultura del campionamento e della musica elettronica (trance, deep house) che ha preso piede nella regione del Belgio dove Baloji è cresciuto. “Baloji” in swahili significa “uomo di scienza”, ma durante il periodo del colonialismo s’è tramutato in “uomo che pratica scienze occulte e stregoneria”.

Grazie alla sua enorme elasticità, Baloji raccoglie tutte le varie influenze per arricchire il proprio progetto musicale.

Gratuito

 

Zoe Pia – Shardana

16 giugno — 21:0023:00
Trullo Sovrano – Alberobello, BA

Gratuito

Zoe Pia: Clarinetto, Launeddas, Soundscape Recording
Roberto De Nittis: Pianoforte, Rhodes, Keyboard, Toy Piano, Kalimba du Costarica
Glauco Benedetti: Basso Tuba
Sebastian Mannutza: Batteria & Violino

Il popolo delle isole che stanno in mezzo descritto da Ramses II (stele di Tanis) nel II millennio a.C. come i ribelli che nessuno ha mai saputo come combattere, presumibilmente ha vissuto e lasciato più tracce di sé in Sardegna, isola ricca di archeologia e mistero.
La tecnica della soundscape composition unita al linguaggio contemporaneo hanno permesso di raccontare in musica le energie nascoste nella tomba dei giganti di Sa Dom ‘e S’Orcu, i personaggi misteriosi come S’Accabadora, la forte tradizione processionale di Mogoro, la storia della terra e dei popoli del Mediterraneo, l’omaggio al grande cantautore Andrea Parodi, le mistiche Domus de Janas ed il tradizionale rieccheggiare del ballo sardo.
I launeddas spiccano, tra i vari strumenti, in una veste totalmente personale, dopo un’accurata ricerca delle possibilità timbriche e inesplorate del prezioso strumento millenario.
Il lavoro discografico è nato grazie all’esperienza di ricerca sviluppata al Conservatorio “Francesco Venezze” di Rovigo, nell’ambito del progetto “Comporre con i Suoni del Polesine”.
Le metodologie applicate sono state volte alla valorizzazione della musica contemporanea, la contaminazione di linguaggi musicali differenti, la valorizzazione dei valori di identificazione universale

Ala.Ni

17 giugno — 21:0023:00
Trullo Sovrano – Alberobello, BA

A Pagamento

“Il mio amore per te è sbocciato in primavera ed è fiorito sotto il sole dell’estate, l’autunno ha appassito le foglie verdi nuove ed in inverno tutto era stato già detto e fatto” 

I veri artisti sono solitari e quelli più talentuosi lo sono di più. Risplendono di una luce diversa dagli altri e riescono ad introdurti nel loro mondo dove possono esprimersi in tutta la loro naturale e sofisticata eleganza, nella loro unicità e senza aver bisogno di troppi mezzi per esprimersi.

Ala.ni è proprio così. Una volta salita sul palco puoi innamorarti di lei. Grazie alla sua singolare, profonda e melanconica voce a metà fra il soprano e il tocco più leggero da cantante jazz, ti conquista non per la sua forza e coraggio di esporsi al pubblico da sola o attraverso la seduzione, nonostante vederla suonare sia molto delicato e affascinante.

Londinese nata da genitori di Grenada, ha iniziato sin dall’età di 5 anni a cantare e danzare alla Sylvia Young Theatre School, la stessa di Amy Winehouse, ereditando dai genitori l’amore per la musica e la disciplina (padre bassista reggae, madre sarta). Ha avuto i primi lavori già dall’età di 7 anni, imparando nel frattempo ad esprimere le proprie emozioni sul palco, inclusa la crudeltà di vivere lontani da casa mesi e mesi, mettersi alla prova costantemente già dall’infanzia, ma rispetto ad altri cantanti come Michael Jackson o Britney Spears, è rimasta fortunatamente un’osservatrice silenziosa inserendosi comunque nella comunità.

In lei l’ispirazione è molto influenzata dal suo concetto di amore e appunto da questa infanzia, segnata da due eventi.

Il primo è venir a conoscenza di esser discendente di Leslie Hutchison, detto “Hutch”, una delle star più famose del cabaret degli anni ’20 e ’30 e uno dei primi uomini di pelle scura ad esser accettato nell’alta società.

Il secondo è la composizione, due mesi dopo questa scoperta, della sua prima canzone, “Cherry Blosson”, a Grenada, che le ha fatto capire quanto fosse per lei semplice esprimersi con la musica, come delle fotografie che catturano le emozioni del momento in maniera veritiera eppure complessa, dando il potere alla voce di condizionare il tempo e di sublimare la realtà.

Release dell’album in Francia “You&I” 8 gennaio 2016.Streaming soundcloud link : http://bit.ly/1lfudKK
Blogothèque link : http://bit.ly/1jDH1su
Cherry Blossom : http://bit.ly/1PEZX8P
Ol Fashioned Kiss : http://bit.ly/1RtA6Qr
Come to Me : http://bit.ly/1YNNCk9
Suddenly : http://bit.ly/1lBZl6K

 

Daniele Di Bonaventura & Connie Valentini – Dos Voces

18 giugno — 21:0023:00
Piazza Gonnelli  – Turi, BA

Gratuito

Connie Valentini – vocalistDaniele Di Bonaventura – bandoneon

Obsesión nasce dal desiderio di Connie Valentini alla voce e Daniele Di Bonaventura al bandoneon, di concepire un progetto musicale dove l’amore possa viaggiare in maniera spontanea attraverso la storia argentina, cubana, brasiliana, spagnola, cilena. Una ricerca attraverso suoni, ritmi, idee compositive, che parte dal vissuto personale per “contaminarlo” con i linguaggi musicali del mondo. Tredici i brani presenti nel cd. Emblematici il primo “Como un pajaro libre”, un ritorno alle origini in maniera quasi mistica, evocativa, sacra. L’ultimo, “Rabo de nube”, un delicato discorrere tra voce e pianoforte, quasi un sussurro dell’anima. In questo viaggio il ritmo, la melodia, le intenzioni musicali dei due artisti si intrecciano con naturalezza fra le pieghe di queste gemme di matrice latina. Compare in alcuni brani il prezioso supporto di Alfredo Laviano alle percussioni e Domenico Mastro alla viola, uniche eccezioni in questo lavoro nato a due voci. https://m.youtube.com/watch?v=S7ZOsniTPNg

Vaudou Game

19 giugno — 21:0023:00Piazza San Giovanni – Matera,

Gratuito

La band francese\togolese, dopo l’album del debutto “Apiafo” nel 2014, sta per rilasciare il secondo album, mantenendo un bel groove fra i vari continenti, mescolando l’afrobeat psichedelico, il funk e i ritmi popolari togolesi.

Il leader del gruppo Peter Solo ha utilizzato per posare per la copertina di “Apiafo” il completo tradizionale togolese adornandosi di collane tribali fatte di conchigliette e legnetti e indossando un copricapo a forma di buffalo. Questa è una tipica maschera di Zangbeno, il guardiano della notte dei villaggi nella tradizione popolare togolese che protegge il villaggio dai briganti e dai malintenzionati.

“Vaudou” è una modifica della parola voodoo: la madre, infatti, praticava il voodoo, rappresentata come cultura di pace, amore, tolleranza e umanità, e lui ha ereditato questa cultura.

“Game” invece viene dal francese “gamme”, che indica le scale musicali, e la band utilizza invece che le scale musicali classiche quelle della tradizione togolese, arricchendosi anche di influenze etiopi.Solo ha un’infanzia particolare: orfano a 11 anni, ha viaggiato in lungo e in largo e ha iniziato a studiare le percussioni nel suo villaggio d’origine, Aneho-Glidji, costruendosi anche la sua prima chitarra utilizzando un pezzo di legno, i freni di una bicicletta e delle corde.

Negli anni ’90 ha iniziato ad aver successo, diventando il chitarrista di Miriam Makeba, Papa Wemba, King Mensah, continuando nel frattempo a praticare il voodoo. Questi nuovi viaggi in giro per il mondo hanno portato Solo a scoprire nuovi orizzonti e nuove musiche, arrivando infine a Londra dove si è stabilito per quattro anni, immergendosi anche nella cultura gospel e nella scena afrobeat e juju londinese.

Successivamente si è trasferito a Lione, in Francia, dove ha iniziato a collaborare coi musicisti locali ed appassionandosi in particolare alla musica di Roger Damawuzan. Solo crede che il voodoo non è una cultura che appartiene solo al Benin, Togo e Haiti, ma che sia universale e connessa alla natura.

Per quanto le sue canzoni in inglese, francese e nel dialetto togolese Mina trattino anche di disastri della vita moderna, sono sempre carichi di speranza e gioia nel futuro.

 

Ginevra De Marco

23 giugno — 21:00 – 23:00 Cala Paura Polignano a Mare, Italia

Gratuito

Donna Ginevra e le Stazioni Lunari è uno spettacolo che ripercorre gli ultimi dieci anni della ricerca musicale di Ginevra Di Marco, volta a scoprire e riscoprire pezzi della tradizione popolare a partire dal bacino del Mediterraneo fino alle coste del Sudamerica e oltre.

In questi anni Ginevra ha incrociato volti, suoni, memorie, ha fatto suoi canti in lingue diverse provenienti da tutto il mondo, si è confrontata con artisti del panorama nazionale in uno scambio musicale e umano, ha approfondito tematiche sociali importanti che oggi sono il nodo cruciale del nostro vivere: lavoro, emigrazione, corruzione, condizione della donna, sostenibilità ambientale. Il tutto legato all’immensa tradizione popolare che ha nella musica un veicolo per essere tramandata di generazione in generazione.

Durante il concerto un susseguirsi di emozioni e colori diversi che, qua e là, danno spazio anche al patrimonio cantautorale da cui Ginevra nasce e a cui è indissolubilmente legata: Battiato, CSI, De Andrè, Leo Ferrè, Modugno sono solo alcuni dei capisaldi che caratterizzano la cifra stilistica della cantante fiorentina.

Nel 2016 il repertorio consolida il legame di Ginevra con il Sud America arricchendo lo spettacolo con un’anteprima del nuovo lavoro: “Ginevra Di Marco canta Mercedes Sosa”.

Un concerto che vuole coinvolgere il pubblico in un’onda emotiva continua.

Accompagnano Ginevra in questo viaggio Francesco Magnelli (piano-magnellophoni) e Andrea Salvadori (chitarre, tzouras).

 Nguyên Lê

Gratuito

Benvenuti al nuovo album di Nguyên Lê, che è stato pubblicato a gennaio 2017. questo duo è nato dall’incontro di due musicisti vietnamiti che pur essendo cresciuti in zone diverse condividono gli stessi obbiettivi: esprimere lo spirito vietnamita e condividerla col mondo, e riunire le radici e il futuro della musica vietnamita. 

Il Vietnam si sta evolvendo in una maniera brillante e veloce, la sua popolazione è molto giovane e curiosa e vogliosa di apprendere quanto più possibile dalla cultura occidentale, mentre altri vogliono invece preservare il passato. Quest’album è la prova di questi due paradossi, mostra la diversità di quello che può esser considerata musica vietnamita oggi. Esattamente come la nazione dal quale proviene, quest’album vuole esser colorato e in movimento e plurale. Il suo fine è quello di provocare curiosità, stuzzicare sia l’orecchio sia l’intelletto, catturando l’attenzione dell’ascoltatore fra le varie parti del Vietnam.

Nguyên Lê è nato a Parigi da parenti vietnamiti. Mentre stava diventando un musicista jazz di fama internazionale, non ha mai cessato di creare un’identità musicale a metà tra Oriente ed Occidente. Il suo primo album del 1996, “Tales from Vietnam”, rappresenta un mix tra il jazz e la musica folkloristica vietnamita. A partire dal 2011, ha iniziato ad espandere i propri contatti e ad impegnarsi in numerose collaborazioni con la comunità vietnamita di musicisti. La sua fama è iniziata a crescere a seguito di varie performance con artisti vietnamiti, in particolare con il cantante pop Tùng Dương, Il suo album di collaborazioni “Độc Đạo”ha vinto tre premi nel 2013: “Best song of the year,” “Man of the year” & “Best show of the year.”

Ngô Hồng Quang è nato 24 anni prima di Nguyên Lê, vicino Hà Nôi. Il suo Vietnam non è quello colpito dalla guerra che aveva coinvolto la generazione precedente. Il suo amore per la musica folkloristica lo ha portato prima ad esser un musicista riconosciuto e successivamente un insegnante al conservatorio di Hà Nôi. Il suo talento può essere ascoltato sui pezzi vocali, anche corali, sul Đàn Nhị, un violino a due corde che suona dall’età di 11 anni, e sul Đàn Bầu, un singolare strumento monocorde vietnamita ricurvo. Suona anche strumenti delle minoranze etniche del suo Paese, come il Đàn Tre, un violino con la capacità di cambiare la voce come un vocoder, il Đàn Môi, uno scacciapensieri che può creare incredibili suoni nonostante le piccole dimensioni, e il Đàn Tính, un liuto in uso nel Centro Asia.

La sua mente creativa e viaggiatrice lo ha portato al momento a studiare composizione al The Royal Conservatory of The Hague a Rotterdam., continuando comunque nel frattempo a cercare nuovi strumenti delle minoranze etniche vietnamite. Quang è un buon esempio di quelli che io definisco “i musicisti folk di oggi”. Solo i musicisti virtuosi all’estero possono impersonificare quello che rappresenta la musica folk dei loro luoghi ai più alti livelli. Ma poichè sono giovani, sono molto desiderosi di aprirsi e di condividere la loro identità col mondo intero, imparando dall’Occidente ma senza negare le proprie origini. Infatti, suonano musica contemporanea sui propri strumenti tradizionali. Possono integrarsi nel nuovo scenario musicale contemporaneo rimanendo al contempo loro stessi. Essere moderni non significa sostituire la propria tradizione, ma portarla a nuovi livelli di vivacità.

Questo è il diciottesimo album di Nguyên Lê come solista e collaboratore e come continuazione e sviluppo di precedenti opere: cinque album sul Vietnam, registrati insieme alla cantante tradizionale Huong Thanh, TALES FROM VIET-NAM (1996), MOON & WIND (1999), DRAGONFLY (2001), MANGUSTAO (2004) et FRAGILE BEAUTY (2007); l’incontro fra varie realtà musicali di tutta l’intera Asia, come SAIYUKI (2009); HOMESCAPE (2006), un’esperienza molto forte del duo a cavallo fra nuovi inediti e ricomposizioni di precedenti pezzi con improvvisazioni. Reincontrare dei vecchi amici per ritornare a suonare insieme i propri 2 album era perciò ovvio. E’ davvero un piacere riunirsi con le proprie sorelle e fratelli musicali, la suonatrice di koto giapponese Mieko Miyazaki, la scaltrezza ritmica del suonatore indiano di tabla Prabhu Edouard e le supreme melodie del trombettista sardo Paolo Fresu!

I precedenti album con la vietnamita Huong Thanh erano più improntati su canzoni tradizionali riscritte, mentre quelli di Nguyên Lê erano più dedicati a un pubblico occidentale. Dopo aver registrato circa cinquanta canzoni in questa maniera, è stata data più enfasi alle proprie composizioni personali intese come continuazioni della tradizione. Si può ascoltare davvero la magia: una melodia di un compositore jazz viene reinterpretata e suonata da un suonatore di strumenti del floklore asiatico (Five Senses, di Nguyên Lê), “Tình đàn”, scritta da Quang, inspirata dalle minoranze etniche che abitano i monti Tày, viene arricchita dalla passione di Nguyên Lê per chitarre acustiche del Nord Africa (si nota una grande influenza dal suo album del 1998 “Maghreb & Friends”). in “Monkey Queen”, scritta da Nguyên, c’è un rimando interessante fra 2 strumenti a corda: la prima che apre il pezzo è una chitarra elettrica suonata tramite una tecnica che Nguyên utilizza sugli strumenti folkloristici sin da quando l’ha imparata nel 1979 ad Hà Nôi. La seconda è invece una particolare chitarra vietnamita che suona una melodia non tradizionale, più tardi cantata anche vocalmente. “Chiếc Khăn Piêu,”, scritta durante gli anni ’70 da Doãn Nho, è un pezzo suonato in 5\4 (mentre di solito la musica folkloristica vietnamita è suonata sui classici 4\4), con una struttura ritmica tipicamente indiana scritta insieme a Prabhu Edouard. “Muc Ha Vô Nhân” è una canzone scritta in stile del nord Xẩm, che ricorda molto le musiche dei mendicanti del 14° secolo.

Nel duo Hà Nôi, ciascuna identità musicale rimane forte e unica e nel frattempo si arricchisce di una tale delicatezza da generar stupore e domande. E’ scritto o improvvisato, vietnamita, africano o indiano, jazz, blues o folklore? Come fili di seta, la cultura passata e quella presente intrecciano una ragnatela molto complessa e affascinante di stili di vita differenti eppure vicini, come la nazione del Vietnam, con le sue radici millenarie, il suo passato tormentato e le sue speranze per il futuro.

 

Flo

28 giugno — 21:00 – 23:00

Conversano, Italia

Gratuito

Il suo è uno dei lavori più interessanti del 2016 e arriva a circa un paio d’anni di distanza dal precedente che aveva già fatto registrare consensi unanimi. Segnatevi queste coordinate e fatevi sorprendere da Il Mese del Rosario (Agualoca\Warner) nella superba interpretazione di Floriana Cangiano in arte Flo. Troverete in questo lavoro molte diramazioni ma una sola grande ispirazione da parte di un talento viscerale, passato velocemente dalla ribalta di Scugnizzi fino a spalleggiare Daniele Sepe e Stefano Bollani, in uno splendido concerto tenuto nell’ambito di Vicenza Jazz 2016.Un’autentica folgorazione che ci ha spinto sulle sue tracce partendo dalle spezie di cui queste tracce sono composte andando a sigillare un album vibrante e ricco di malìa di un tale spessore da lasciare senza fiato per la facilità quasi irrisoria di abbinare generi e idiomi, nel più aggiornato spirito del newpolitan sound: “Si tratta di un lavoro – ribadisce – nato negli ultimi due anni, durante i nostri concerti, i nostri viaggi, le nostre prove e forse durante il mio ultimo trasloco che da una casa sul mare (dove scrissi D’amore e di altre cose irreversibili, il mio primo disco) mi ha spostata in una casa nel cuore storico di Napoli. 

Il primo lavoro nasceva osservando la linea marina all’orizzonte, liscia, immobile: un disco del viaggio sognato. Si trattava – continua – della mia dichiarazione rispetto a ciò che non-sono; era mettere un piede nell’acqua per sentire se è troppo fredda.

 Negli ultimi due anni Ernesto Nobili, Marco Di Palo, Michele Maione e io abbiamo girato l’Italia e l’Europa – siamo stati finanche a Capo Verde, ospiti dell’Atlantic Music Expo – abbiamo centrato “il nostro suono”; mi hanno mostrato che l’acqua non è troppo fredda”.

Ad accompagnarla ci sono il virtuoso delle percussioni Michele Maione, che alterna cassa, barbouka e tamburi a cornice con oggetti prestati alla musica (lattine di caffè, e quanto altro gli capiti a tiro), Marcello Giannini alla chitarra acustica ed elettrica e il violoncellista Marco Di Palo, che funge da controcanto strumentale e supporto ritmico da bassista puro.Opening Donatello D’Attoma Trio con  il contrabbassista Luca Alemanno ed il batterista Enrico Morello

Il pianista pugliese Donatello D’Attoma, attualmente impegnato nel tour di presentazione del suo ultimo lavoro “Shemà”, (Alfa Music) promosso da Siae e MiBACT, da vita a questo nuovo trio per presentare in anteprima composizioni del nuovo album, con la complicità del batterista romano Enrico Morello che insieme al contrassista pugliese Luca Alemanno, con il quale D’Attoma collabora da diverso tempo, fanno parte della nuova gioventù promettente del jazz Italiano.

Izo Fitzroy

30 giugno — 21:0023:00
Piazza Duomo – Giovinazzo, BA

Gratuito

Influenzata dal potere delle eroine del blues come Janis Joplin, Susan Tedeschi e Beth Hart, Izo Fitzoy è caratterizzata dalla sua voce sporca e profonda con cui canta le sue bellissime canzoni.Per anni la sua carriera è stata legata al gospel e, dopo aver girato il mondo con il suo coro, ha realizzato il primo album nel 2017.“Skyline” rivela tutta   

l’esperienza e la personalità dell’artista, che al funky soul aggiunge sonorità acid jazz ed un pizzico di elettronica, tipiche della scuola inglese. La title track del disco è stata programmata in Italia da diverse radio main stream tra cui Radio Monte Carlo e Radio105. In Gran Bretagna i suoi brani vengono suonati regolarmente alla Bbc Radio, così come negli Usa sono in Heavy Rotation su NPR oltre a essere promossi in tutto il mondo da magazine come Clash Magazine, Indie Shuffle, Eton Messy e La Belle Musique.

 

Sylvain Daniel

04 luglio — 21:0023:00
Acquaviva delle Fonti, BA

Gratuito

 Il 4 luglio un appuntamento internazionale in collaborazione con l’ambasciata di Francia In Italia e l’Alliance Française di Puglia un spettacolo pluridiciplinare di Sylvain Daniel dedicato al gemellaggio tra tradizione e modernità.Il bassista Sylvain Daniel (Lourau Julien, Thomas Pourquery, La Afrorokerz, Bo’Tox) svela il primo viaggio su strada sublime progetto Palinsesto immaginato da fotografie di Yves Marchand e Romain Meffre in fantasma Detroit in rovina, ma congelato in un periodo d’oro memorabile, che si scopre e percorre questo spettacolo che unisce immagini, elaborazione digitale e musica dal vivo.

Un omaggio ai vari simboli della città, una vera e propria culla di molti stili musicali, questo affascinante viaggio concepito come “una indagine di polizia” ci porta in una ricerca del suono di Detroit con composizioni ispirate all’anima della Motown, hip-hop di Jaydee o elettronica di Juan Atkins.

locandina

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